Appunti di viaggio a Napoli
con una nota di Maurizio de Giovanni
Album fotografico di paesaggi urbani in 24 secoli di modernità
ISBN 978-88-8497-713-7
(dalla nota di Maurizio de Giovanni)
Recensione
Paolo Popoli
Il punto strategico lo ha individuato in un terrazzo di via Orazio, accanto al palazzo in cui si dice abbia vissuto Gioacchino Murat. Qui, sul tetto della collina di Posillipo, e in linea d’aria con Mergellina, l’architetto Sandro Raffone immagina la “casa per Maurizio De Giovanni”: un’abitazione d’artista, che non cresce verso l’alto ma che di sviluppa all’interno del costone di tufo, da cui gode del panorama del golfo. «L’ideale per uno scrittore: guardare tutto, senza essere visti», spiega l’architetto e docente di Composizione architettonica della Federico II. Quasi superfluo aggiungere che la casa avrebbe un’enorme biblioteca a più livelli. «Il progetto è un’esercitazione per i miei studenti, ma con messaggi precisi - continua Raffone - perché il tema della casa è complesso, l’edilizia abitativa ha eroso l’ambiente e imbruttito il paesaggio». La sfida per la “Casa per De Giovanni” sta nella sua discrezione e riprende l’idea che Raffone lanciò vent’anni fa con “la casa sotterranea per Umberto Eco a Posillipo”. «Un intervento - aggiunge – che voleva essere un risarcimento alla geografia offesa dal “mal costruire” che ha stravolto via Orazio, dove ci sono le eccezioni di villa Crespi di Davide Pacanofsky e Villa Oro di Luigi Cosenza e Bernard Rudofsky». «Se in 24 secoli Napoli ha digerito di tutto, finanche i terremoti e le eruzioni - prosegue - non ha retto però alla catastrofe delle “mani sulla città”, ossia il sacco dell’urbanizzazione dal dopoguerra in poi». Napoletano d’adozione, Raffone lancia un suo grido per la salvezza della città e dei «napoletani che si stanno massificando» con il volume fotografico “Appunti di viaggio a Napoli” edito dalla CLEAN. L’autore lo ha presentato ieri a Palazzo Zevallos con la storica dell’arte Isabella Valente e con il presidente dell’Ordine degli architetti di Napoli Leonardo Di Mauro, che dice «Le 250 immagini in bianco e nero di Raffone superano la visione ricorrente dei luoghi di Napoli per mostrarli con un taglio inedito». Aggiunge Valente «Offre così una visione culturale dell’intera città». L’occhio dell’autore, e la caccia ai particolari ridanno significati e valore architettonico, ma anche storico ed emozionale, a spazi che senza conoscerli si vivono con indifferenza, senza rispetto. La Chiesa di Gesù e Maria, i vicoli, le scale, le fontane e gli edifici del Settecento e de Novecento sono tappe della “passeggiata” di Raffone in una «città che si fa scoprire perennemente». Il volume si apre con una prefazione di De Giovanni e termina con un progetto mai realizzato di Raffone, la “Casa di Abramo”: non un’idea come quella per Eco e per il giallista napoletano, ma un luogo vero, di preghiera, per cristiani, musulmani ed ebrei a Napoli. «L’attuale sindaco aveva dato l’ok, ma poi non ho saputo più nulla», conclude. L’opera sarebbe dovuta sorgere al porto con un parcheggio di sei piani ai Magazzini generali per autofinanziarne la costruzione.