Storia degli alberghi napoletani

dal Grand Tour alla Belle époque nell’ospitalità della Napoli “gentile”

Ewa Kawamura
Storia_degli_alberghi
Prezzo base50,00 €
Prezzo di vendita47,50 €
Sconto totale: 2,50 €
Descrizione


collana: napoli e la campania
anno pubblicazione: 2017
formato: 24x28
pagine: 320
immagini: 643 a colori
ISBN 978-88-8497-624-6
 
Napoli, capitale del Regno, fu tappa irrinunciabile per i viaggiatori stranieri dall’epoca del Grand Tour fino ai giorni nostri. È di notevole interesse l’ampia panoramica sugli alloggi dei forestieri, dal Cinquecento fino a metà del Novecento: affittacamere, locande, pensioni, alberghi e grand hotels; trasformazioni delle zone e strade dove erano concentrati gli alberghi; cambiamenti nel tempo dei migliori alloggi, molti dei quali scomparsi, ma alcuni di essi ancor oggi presenti nei ricordi cittadini; diverse tipologie delle residenze ospitative, dall’insediamento nei palazzi civili o nobiliari alla costruzione ex-novo di fastosi grandi alberghi. Nel volume sono indicate le dimore di centinaia di ospiti illustri dal Boccacccio a Hans-Georg Gadamer. Il volume è ricchissimo di illustrazioni di rare iconografie. In conclusione, emerge la storia sconosciuta sulla ospitalità, architettura e urbanistica partenopea.

Recensioni

Pasquale Belfiore

La lettura del volume Storia degli alberghi dal Grand Tour alla Belle Epoque nell'ospitalità della Napoli gentile di Eva Kawamura professore di lettere all'università di Tokio pubblicato dalla CLEAN, evidenzia che Napoli, dal 1500, è sempre stata caratterizzata da significativi luoghi legati all'ospitalità.Frutto di una ricerca di circa 15 anni, il volume individua il valore di architetture talvolta distrutte, talaltra trasformate e alcune che, ancora oggi, rappresentano un importante patrimonio artistico di valore. La Kawamura non si limita a ricercare solo gli alberghi e le strutture legate all'ospitalità, ritrovando disegni, foto, cartoline, depliant dipinti, che arricchiscono il libro con un considerevole apparato iconografico, ma riporta anche storie di personaggi illustri che hanno valorizzato queste strutture nei loro taccuini di viaggio e con la loro presenza.
Apprendiamo che nel Rinascimento le locande più frequentate erano nei pressi del porto, verso l'attuale Rua Catalana: in una di esse, nei pressi dell'osteria del Cerriglio che si trovava in una strada omonima a Santa Maria la Nova, fu ospitato Benvenuto Cellini.
Lo sviluppo degli alberghi sulla costa litoranea partenopea avviene dalla fine del Settecento tra le strade di Santa Lucia, il Chiatamone e la Riviera di Chiaia, quando la storia dell'ospitalità napoletana subisce un notevole passo in avanti in termini di qualità con strutture come la Villa di Londra o Imperiale, l'Albergo delle Crocelle, la Villa di Marocco che ospitavano i personaggi del Grand Tour in visita nel golfo o alla scoperte di Pompei ed Ercolano o dei Campi Flegrei, viaggi che avvenivano con battelli a vapore.
E così nell'Ottocento, quando ad opera di Errico Alvino e Gaetano Bruno fu realizzato un lungomare tra i più ammirati al mondo, fra Santa Lucia e via Partenope si sviluppano gli alberghi per gustare la famosa acqua sulfurea, anzi «ferrigna», del Chiatamone. Così sorgono l'hotel Metropole et Ville, l'hotel Hassler e il famoso capolavoro floreale del Grand Eden hotel a piazza Amedeo; e poi il Parker's, il Britannique e il Bristol al corso Vittorio Emanuele, situazioni anomale come l'albergo Palais Donn'Anna, nel celebre palazzo posillipino. L'excursus del libro continua il percorso nel Novecento quando giungono a Napoli celebri architetti come Gio Ponti chiamato dall'ingegner Roberto Fernandes per realizzare gli interni dell'hotel Royal con la famosa piscina sul tetto aperta sul golfo di Napoli, che poi progetta per lo stesso committente l'albergo Parco dei Principi di Sorrento.
La Kawamura arriva sino agli alberghi più recenti, come il tanto discusso grattacielo che ospitava l'Ambassador o il Romeo, realizzato agli albori del nuovo millennio dagli architetti Kenzo Tange e Sergio Bizzarro che trasformano il famoso palazzo della flotta Lauro in un lavoro di avanzato design.

 

Anna Maria Cafiero Cosenza

Un ingegnere edile, Ewa Kawamura, nata a New York e laureata a Tokyo dove insegna alla Facoltà di Lettere, che segue con interesse le ricerche più importanti condotte all’estero dai suoi docenti, ha avuto un intenso rapporto con la nostra città avendo svolto per alcuni anni a Napoli un dottorato di ricerca in Storia e Critica dell’Architettura con il compianto Giancarlo Alisio e con Alfredo Buccaro. I suoi studi si sono incentrati su una minuziosissima ricerca storica sull’architettura alberghiera a Napoli dal 1500 ai giorni nostri, durata oltre 15 anni di intense ricerche sul campo. Un patrimonio di immagini d’epoca, di cartoline collezionate e ricercate con passione, di disegni, fotografie, cartografie che costituiscono un singolare patrimonio documentale. Questi i suggestivi elementi su cui si è innestato un sodalizio nippo-napoletano con la casa editrice CLEAN, che ha dato luogo alla pubblicazione del volume “Storia degli alberghi napoletani. Dal Grand Tour alla Belle Époque nell’ospitalità della Napoli “gentile”. L’idea del libro per la Kawamura nasce dalla forte impressione in lei suscitata dalla condizione di ruderi caratterizzanti molte antiche fabbriche del tutto abbandonate, o alcune adibite ormai ad altri usi e destinazioni, compreso tanti grandi importanti alberghi diventati nel tempo solo delle rovine. Gli studi storici sull’architettura alberghiera hanno riguardato soprattutto il periodo di prosperità dei grandi alberghi, che ha avuto grande sviluppo nel periodo successivo alla seconda metà dell’Ottocento. Diverso era stato invece l’approccio nell’epoca precedente, in cui l’interesse era stato più di tipo letterario. Partendo da queste considerazioni lo scopo, quindi, e l’impegno della ricerca di Ewa è stato quello di compiere, invece, una panoramica su oltre quattro secoli di storia degli alberghi napoletani, a partire in modo particolare dalla fine del Cinquecento ed estendendola fino al Novecento. Per fare ciò si è basata su numerose fonti letterarie, in special modo sulle copiose descrizioni di viaggio, sulle diverse guide dell’epoca nelle varie edizioni italiane ed estere, sulle riviste mondane e architettoniche, su giornali e fonti archivistiche del Banco di Napoli e dell’Archivio di Stato di Napoli, su fonti iconografiche custodite in diverse biblioteche e archivi, e sulle principali cartografie napoletane dell’epoca edite e inedite. Ne è nato un bellissimo e “illustratissimo” libro…