Trentanove domande a Vittorio Garatti
Saper credere in architettura/50
Recensione di Roberto Gamba su Costruire in laterizio n. 182/2020
Professionalità e impegno politico. Questa è la cinquantesima delle interviste pubblicate dall’editore napoletano per interrogare sulle ragioni e il futuro dell’architettura. Garatti (Milano 1927), allievo di Ernesto Nathan Rogers, ha collaborato con lo studio BBPR, insegnato all’Università di Caracas, all’Avana e, dopo il 1974, rientrato in Italia, al Politecnico di Milano. Le domande che gli rivolge Alini, tecnologo e docente a Catania, riguardano la vita, l’infanzia, la famiglia, i viaggi. Soprattutto la formazione culturale e l’esperienza nella Cuba rivoluzionaria, dove progettò, insieme a Ricardo Porro e Roberto Gottardi, le Scuole di Balletto e di Musica nel Complesso delle Scuole Nazionali d’Arte - dal 2010 Monumento Nazionale; poi il Piano Regolatore dell’Avana, il Porto, la Scuola Agraria “Andrè Voisin” e - con Sergio Baroni - il Padiglione Cuba all’Expo di Montreal del 1967. Gli anni trascorsi a Cuba sono celebrati con enfasi, per l’entusiasmo professionale e umano che i tre architetti provarono nell’impegno costruttivo e per la libertà creativa che poterono esprimere. Nei racconti delle opere realizzate c’è la citazione di alcuni dispositivi costruttivi adottati, come le finestre a ventaglio di tradizione locale, o le “bovedas”, con l’utilizzo degli elementi di cotto.